Breve Storia della Colonizzazione del Cyberspazio

by:

cultura

In verità il “flavour” di SL è molto diverso da quello dei cyberspazi del Neuromante, molto vuoti e abitati da cubi e sfere, oppure indistinguibili dalla realtà; Second Life è esattamente il cyberspazio di Snow Crash di Neal Stephenson (e ci torniamo dopo). Però il fatto che Babele Dunnit, il mio alter ego cybespaziale, sia tuttora un icosaedro verde smeraldo dovrebbe fornirvi un ulteriore indizio sull’immaginario forgiato da quel periodo.

Il fatto è che noialtri Ragazzi della VR, ovviamente degli hacker brufolosi e onanisti secondo i media terrorizzati dall’ennesimo attacco al loro predominio, ci credevamo davvero: quale potrebbe essere il più sfrenato dei sogni per uno sviluppatore di software se non quello di poter creare un intero universo fisico? Questa era la Promessa: non si trattava di scrivere equazioni, si trattava di poterle toccare con mano. Nasce in quei giorni la definizione di “World Engineer”, l’Architetto dei Mondi Virtuali, che ora non può non farci sorridere.

Quello tra il 1992 e il 1995 è stato, possiamo ora dirlo, l’apice della parabola, il classico carpe diem del mordi e fuggi tecnologico, il momento dei grandi sogni, dei grandi ragionamenti e delle grandissime cazzate. Jonatan Waldern, fondatore di W-Industries, pippola in garage col suo Amiga 2000 (chi ci ricorda?), riesce a prototipare a basso costo qualcosa che fino a quel momento si era visto solo sulle pagine di Scientific American (e sul quale non c’era traccia delle parole “realtà virtuale”), trova investitori e soldi e in un lampo mette in piedi tutta la faccenda di Virtuality, quelle macchine da sala giochi che sono finite su tutti i giornali del mondo. In un batter d’occhio ne vende a palate e si scatena lo hype

Comments are closed.