Recensioni cine : THE NEXT THREE DAYS

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“The next three days” è il remake del film francese “Anything for her” (“Pour elle”), uscito nel 2008 e diretto da Fred Cavayé. L’idea alla base dei due film ha quel sapore hitchcockiano dell’uomo comune coinvolto improvvisamente in un intrigo più grande di lui.

John e Laura sono una coppia felice con un bambino di pochi anni. Una mattina, John sta giocando con il bambino e Laura si sta preparando per andare in ufficio. All’improvviso la polizia irrompe in casa e Laura viene arrestata per l’omicidio del suo capo. La sera prima, le due hanno avuto una accesa discussione in ufficio. John ama tanto la moglie da non aver mai il minimo dubbio sulla sua innocenza. Ma quando la giustizia la condanna a venti anni e vede la moglie in carcere senza alcuna speranza di sopravvivere a quella situazione decide di risolvere il problema a modo suo: un piano per far evadere la moglie e fuggire assieme a lei ed al figlio all’estero, in un Paese dove non è possibile l’estradizione.

La cosa più interessante di “The next three days” è vedere come molti passaggi del piano ambizioso di John falliscano per la sua imperizia. John non è un malvivente e nulla conosce del mondo criminale. I suoi maldestri tentativi di ottenere un passaporto falso ed altre azioni non prive di errori ci mostrano però un uomo irremovibile, disposto a tutto per ottenere quello che non è riuscito ad ottenere con mezzi leciti. Ciò aggiunge tensione alla storia, perché la facile eventualità di un fallimento crea imprevedibilità. Appare poco credibile, però, la trasformazione di John in perfetto killer, quando irrompe nella casa di spacciatori, trattenendone uno con una mano mentre e sparando con l’altra con estrema naturalezza. E’ uno dei pochi momenti di “The next three days” in cui esce fuori il “gladiatore” che c’è in Russel Crowe. L’attore australiano appare, infatti, un po’ castrato nel personaggio del professore di letteratura poco duro e poco incline all’azione.

L’adattamento e la direzione di “The next three days” è di Paul Haggis, ottimo sceneggiatore e discreto regista. Nel 2005 vince l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale con il film “Million Dollar Baby” di Clint Eastwoord e l’anno dopo “Crash – Contatto fisico” si aggiudica le statuette per il miglior film, la migliore sceneggiatura originale ed il miglior montaggio (quest’ultima per Hughes Winborne). Uno dei pochi casi in cui il miglior film non si aggiudica anche la miglior regia che Haggis si vede soffiare da Ang Lee per “I segreti di Brokeback Mountain”. Strano a dirsi, ma in “The next three days” Haggis si fa ammirare più come regista grazie ad buone scelte tecniche con le quali si prende gioco dello spettatore riuscendo a non dare alcuna valida certezza. Dove pecca un po’ è proprio nella sceneggiatura a causa dell’uso eccessivo delle coincidenze, un difetto frequente nei thriller commerciali.

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