Dal simulacro al sacro

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Per analizzare la trasmissione di Renzo Arbore si scomodò perfino l’Associazione seguaci italiani del pensiero di Georges Dumézil, che sostenne come la struttura segreta e portante della trasmissione di Arbore si potesse spiegare soltanto con la dottrina del grande Maestro francese di storia delle religioni.
«I tre personaggi che danno luogo ogni sera alla discussione finto-seria nel salotto di casa Arbore corrispondono esattamente alle tre funzioni in cui si articola, secondo Dumézil, ogni organizzazione sociale della civiltà indoeuropea» alla quale “Quelli della notte” indubbiamente appartenevano.
Nino Frassica (Frate Antonino) rappresentava l’autorità religiosa.
Riccardo Pazzaglia impersonava l’autorità intellettuale aristocratico cavalleresca. Mentre Maurizio Ferrini stava lì evidentemente in rappresentanza dei lavoratori: faceva il commesso viaggiatore, in pedalò.

Non furono risparmiate nemmeno le proteste delle femministe e le post-femministe di Roma e di Milano, che fecero notare come gli uomini del salotto semiserio di “Quelli della notte”, prepotenti come al solito, non erano tre, ma quattro: c’era anche Max Catalano. Al che fu risposto che questo succede anche nei Tre Moschettieri. Anzi, succede spesso anche nelle società indoeuropee esaminate da Dumézil, le quali spesso si presentano articolate con impertinenza in quattro o cinque funzioni, che il Maestro però riesce sempre a ridurre a tre.
Ma le femministe del centro “Virginia Woolf” insistettero. Una struttura triadica, in “Quelli della notte”, c’era. Ma non era rappresentata dagli uomini; era rappresentata dalle donne della trasmissione. Che corrispondevano esattamente alle tre immagini di donna che l’uomo ha in testa: procreatrice, compagna, distruttrice.
Difatti Simona Marchini, la “segretaria”, era evidentemente la donna “generatrice” (aveva due figli). Marisa Laurito, la buona cugina, era la “compagna”. Silvia Annichiarico, la “distruttrice” (bastava osservare come roteava gli occhi quando cantava: “Giorno, mi distruggi così…”).

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