cine : Intrigo a Berlino

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Un giocattolo. Di quelli belli alla vista e al tatto, dal sapore antico. Un giocattolo in legno, finemente cesellato, da vetrina più che da uso quotidiano.

Questo è Intrigo a Berlino, (The Good German), nuova fatica di Steven Soderbergh, che rispettando il suo consueto operare si diverte a mettere in scena un perfettamente orchestrato esercizio di stile tecnico/artistico.

Gorge Clooney si muove in un bianco e nero nitido, in cui tutto, per stessa ammissione del regista, è stato girato con i mezzi tecnici degli anni ’40: “Nulla di quel che è stato fatto non si sarebbe potuto fare all’epoca”. Risalta dunque il contrasto percettivo nell’accostare divi della Hollywood odierna (oltre allo stesso Clooney, la bellezza eterea di Cate Blanchett e lo sparagnino Tobey Maguire) a una fattura realizzativa che è in tutto simile a quella delle pellicole di cinquanta anni fa.

Si parte così con dei titoli di testa accademici e con musica ridondante, seguendo poi un bianco e nero d’antan che mescola sapientemente filmati d’epoca, cinegiornali e ricostruzioni scenografiche.

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